Rating Italia migliorato da s&p: reazioni e implicazioni per l’economia nazionale

L’agenzia di rating standard&poor’s ha innalzato il giudizio sul debito sovrano italiano da bbb a bbb+, mantenendo un outlook stabile. Il miglioramento, il primo dal 2021, arriva dopo anni di valutazioni negative legate all’instabilità politica e alla crescita anemica. Il governo ha definito la decisione “un riconoscimento delle politiche economiche adottate”, sottolineando come il risultato possa favorire nuovi investimenti.
Il rapporto s&p cita come fattori chiave la riduzione del deficit pubblico, sceso al 5,3% del pil nel 2023 dai precedenti livelli pandemici, e gli avanzamenti nel piano nazionale di ripresa e resilienza (pnrr). Secondo i dati istat, nel primo trimestre 2023 l’economia italiana è cresciuta dello 0,6%, superando le attese. Tuttavia, il debito pubblico rimane al 144% del pil, il secondo più alto nella zona euro dopo la grecia.
Le reazioni politiche riflettono approcci diversi. I partiti di maggioranza evidenziano come il miglioramento del rating confermi l’efficacia delle politiche di contenimento del deficit. L’opposizione, d’altro canto, solleva dubbi sulla sostenibilità a lungo termine, richiamando l’attenzione sulle criticità strutturali del sistema pensionistico e sulla bassa produttività.
Gli analisti finanziari offrono letture differenziate. Alcuni sottolineano che l’upgrade potrebbe ridurre il differenziale dei rendimenti (spread) tra btp e bund tedeschi, agevolando la raccolta di capitale. Altri ricordano che il nuovo rating resta comunque due livelli sotto quello pre-pandemico del 2019, quando l’Italia aveva un giudizio bbb+/a-2.
Il settore imprenditoriale guarda con interesse alle possibili ricadute. Confindustria stima che ogni aumento di grado del rating potrebbe attrarre fino a 15 miliardi di investimenti esteri aggiuntivi annuali. Restano però nodi critici sul fronte delle riforme strutturali, dall’efficienza della pubblica amministrazione alla transizione energetica, fattori che secondo la banca d’Italia influenzeranno la tenuta futura del rating.
L’effetto sui cittadini potrebbe materializzarsi attraverso un possibile alleggerimento degli oneri per il servizio del debito, che nel 2022 ha assorbito il 9% della spesa pubblica. Tuttavia, economisti avvertono che senza una crescita più robusta e interventi sul fronte occupazionale – la disoccupazione giovanile è al 23,4% – i benefici rischiano di rimanere limitati.
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