Difesa europea, giorgetti frena sull’accelerazione ue: “valutare dopo il vertice nato di giugno”

Il ministro dell’economia giancarlo giorgetti ha espresso cautela riguardo alle proposte di accelerazione dell’integrazione della difesa europea, suggerendo di attendere gli esiti del vertice nato previsto a giugno. La posizione del governo italiano emerge nel dibattito sull‘eventuale attivazione della clausola di salvaguardia prevista dal trattato di lisbona, strumento che consentirebbe cooperazioni rafforzate tra gruppi di paesi ue.
Il tema della difesa comune acquisisce centralità in un contesto internazionale caratterizzato da tensioni geopolitiche e ripensamenti strategici post-ucraina. Secondi dati del sipri, la spesa militare europea è cresciuta del 13% nel 2023, toccando 345 miliardi di euro. L’Italia mantiene un impegno pari al 1,46% del pil, sotto l’obiettivo nato del 2%, con previsioni di aumento al 1,56% entro il 2024.
La cautela romana si inserisce nel complesso equilibrio tra iniziative ue e architettura nato. Fonti diplomatiche evidenziano come il 21% degli stati membri preferisca mantenere la priorità sull’alleanza atlantica, mentre il 34% spingerebbe per maggiore autonomia europea. Il vertice nato di washington, previsto dal 9 all’11 luglio, sarà cruciale per definire nuovi equilibri strategici.
Analisti politici rilevano tre fattori nella posizione italiana: la tradizionale equidistanza tra blocchi continentali, la sensibilità industriale nel settore della difesa, e le preoccupazioni sui costi economici. Il pnrr italiano prevede 5,9 miliardi per innovazione duale civile-militare, mentre il fondo europeo per la difesa ha allocato 8 miliardi per il 2021-2027.
Critiche alla posizione governativa arrivano da alcuni europarlamentari che sottolineano come il 68% dei cittadini ue sostenga maggiori investimenti comuni in difesa, secondo un recente eurobarometro. Tuttavia, esperti di diritto internazionale ricordano che qualsiasi iniziativa ue deve rispettare il principio di complementarità con la nato, sancito dall’articolo 42.2 del trattato.
Il dibattito coinvolge anche aspetti tecnologici e industriali. L’Italia partecipa a 22 progetti pesco su 68 totali, concentrati su cyberdifesa e mobilità militare. La scelta di procrastinare decisioni potrebbe influenzare l’accesso a finanziamenti comunitari, con la Germania e la Francia già impegnate in joint venture per sistemi d’arma di sesta generazione.
Il ministero della difesa italiano sta comunque potenziando le capacità nazionali, con un aumento del 14% degli investimenti in ricerca militare per il 2024. Restano aperti gli interrogativi su come conciliare sovranità nazionale, impegni alleati e progetti europei in uno scenario di risorse limitate e priorità concorrenti.
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